Ivano Fossati
Ivano Fossati - Lunario di Settembre lyrics
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(Il processo di Nogaredo) (Fossati - Lamberti Bocconi) L'Accusa Durante gli interrogatori è riuscito che le imputate in tempo di luna al primo quarto hanno rinunziato al sacramento del battesimo seducendosi l'una per l'altra a commettere tale mancamento permettendo per maggiore dannazione delle loro anime di essere ribattezzate con una nuova infusione d'acqua sopra il capo essendosi sottoposte a tal legame di obbedienza al Nemico del genere umano. Che in tempo di luna piena a ore comode, ai malfatti propizie erano portate in aria invisibilmente in maledetti congressi dove venivano compiute diversità e quantità di incantagioni, sortilegi giochi bestiali ed ereticali. Che i luna di ultimo quarto hanno esse confessato le violenze i venefici, i danni infiniti le infermità incurabili alle persone, agli animali. I luna nuova di settembre la distruzione dei raccolti nelle campagne mediante la sollevazione di venti e tempi impetuosi. Dialogo fra l'inquisitore e un'imputata Ma tu chi sei cos'hai perché non parli non argenti di stelle questo scialbo mattino non sei tu stessa a incasellarli gli astri lucenti nel grande albo del cielo o sei anche tu una figurina senza potere se non nelle notti di ferire i viandanti come spina. Ahi signore se potesse tutto il male che mi consuma mutare la spada tua in un giro di scale armoniche ascendenti o in una strada che via mi conducesse. Ma non vale niente che io faccia che resista o che cada tu non capisci è questo il grande lutto che oscura le mie vesti ma voglio dirti la verità dal lato brutto a cui non si rimedia tu non capisci è questo il grande mare io non ti amo è questa la tragedia. La sentenza Visto il processo coi testimoni esaminati dove manifestamente si comprova il corpo dei diversi delitti per essere stati commessi viste le dottissime difese per psarte delle dette rappresentate viste finalmente le cose che devono vedersi e considerate quelle che devono essere considerate avuto il parere decisivo dei molti illustri e chiari signori commissari di questa giurisdizione affinché non abbiano a gloriarsi delle loro pessime opere ad esempio di altri in via definitiva sentenziamo e condanniamo. Il 14 aprile 1647, nel luogo designato davanti ai contadini obbligati ad assistere al supplizio vengono decapitate: Lucia Caveden, Domenica, Isabetta e Polonia Graziadei, Caterina Baroni, Ginevra Chemola e Valentina Andrei i corpi sono bruciati, i resti seppelliti alle Giarre in terra maledetta. I beni delle donne confiscati.