Cosang

Cosang - Chello Ca Veco (Quello Che Vedo) lyrics

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(L. Imprudente – A. Riccardi)

Prodotto da: Luchè

Basso e archi: Carlo Avitabile


Luchè :

Soffia su questa striscia, lascia andare il bianco al vento/

Quello che vedo dietro i vetri, dietro le lenti , invecchia il tempo/

Aveva detto alla mamma che tornava presto ma non sapeva che in bocca col freddo del ferro si gelano i denti/ gocce rosse in mezzo ai basoli* /senza baci questo amore è falso/

Credono che le auto riempiano le frasi /questo fumo sale a poco alla volta

Gli sbagli portano in mano ad un uomo l'illusione di sentirsi forte/ devo colpire chi si fa i soldi sul mio dialetto/ figli di famiglia inquadrano la vita in una fila di firme/

Quello che vedo/ anelli che entrano a stento/ femmine che pensano che la fede sia una croce di diamante/ non fidarti, se dicono presto che t'amano/ a loro piace di sentirsi la femmina di un altro/gare di champagne, cancelli scorrono infami/ finti vestono ICEBERG e ragazzi veri guardano e si cade/ e si fanno le gare a chi vale il prezzo più caro/mani alla gola manca l'aria/ ieri due scemi col guaio vennero vicino nel buio/ ma io non me la faccio con le guardie perciò non gliele mando addosso/ ma il ferro caldo dei fratelli miei già bolle…


‘Ntò :

L'acqua scende, musicanti stupidi vogliono dare un nome alla nostra roba /

Sono prostitute per i discografici, non mi preoccupo/ rione e metafore e con la verità

non mi confondo/ gli altri fanno quello che non sono/ perciò ‘Ntò parla di salumerie,

palestre, bar aperti di notte, il resto è mancia/ che marca vesti? Ce li hai

gli amici?/ I miei ognuno è qualcuno, mezzogiorno, colazioni per i

ragazzi/ compra il latte, le case sono negozi/ voglie e bisogni, quello che vedo oggi

è il risultato/ infetti dall'infanzia, la Francia si atteggia ma lì non esiste sistema 

(camorristico) che paga stipendi/e i peggiori non stanno insieme a chi fa le leggi/ telefoni,

un ordine di morte parte da una barca al largo del porto/ targhe falsificate, scorte 

corrotte, l'ho detto già ne “'o Spuorco”/ pupille piene di cerchioni puliti, pure io non sono

più quello di prima/ il foglio mi dà sfogo, mi voglio fare un' arma/

Siamo umili e tranquilli, devono avere paura/ nientedimeno basta il metallo

per girare la medaglia?/ E non meravigliarti, nessuno s'altera/ ad atteggiarti è come

picchiare le donne quando/ ti fanno sentire forte perchè tremano, perchè sei tu

a dare loro i soldi che spendono, ma non lo vedi è un' illusione?/ chiamami

dalle grate se è l'orario, parole infami e dita gialle che fumano ancora...


*antiche pietre laviche levigate di forma rettangolare, usate ancora oggi per lastricare

il manto stradale
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